martedì 18 dicembre 2007

Danone Wahaha, paese che vai usanze che trovi

Oggi parliamo di cose serie, cito questo esempio, perchè la voglia di stringere accordi commerciali con la Cina da parte di molte aziende occidentali e anche italiane è irrefrenabile e disposti a qualsiasi tipo di accordo. Il mio vuole essere un monito, prima di firmare un accodo commerciale con partner cinesi, verificate ogni aspetto contrattuale anche due volte, perchè questa vicenda è accaduta a Danone, e se è accaduta a loro che in genere sono attentissimi immaginate ad altri sprovveduti cosa può capitare. Una vicenda cha ha un risvolto legale e commerciale che rivela i paradossi dell’economia globale, soprattutto quando c’è di mezzo la Cina.

Danone nel 1996, per entrare nel mercato cinese stringe un accondo di joint venture con il gruppo Wahaha, di cui detiene il 51% della joint venture Danone - Wahaha, che è composto di 39 aziende, ed è questa la sola aziende che in linea di principio, ha il diritto di usare il marchio e la distribuzione di prodotti Wahaha. In questi anni il rapporto di fiducia diviene ampio Danone fornisce il proprio know-now modernizza impianti e produzione, vengono aperte nuove filiali, nuove linee di prodotti, tante che il proprietario della Wahaha, Zong Qinghou, viene nominato presidente della Danone-Wahaha.


Nel 2005 Danone scopre l'esistenza di un mercato parallelo, cioè di prodotti che utilizzavano le tecnologie e know-now Danone, ma che avevavo solo il marchio Wahaha. Facendo concorrenza a Danone. Il signor Zong Qinghou, si difende dicendo che le unita produttive dove vengono fuori i prodotti a marchio Wahaha non facevano parte dell'accordo e che personalmente, non è coinvolto perchè si tratta di un nuovo marchio Wahaha.

La realtà è più complessa, il nuovo marchio Wahaha è una società che vede come soci la compagna di Zong Qinghou e il figlio, l'agenzia governativa cinese del commercio e il governo locale di Hangzhou.
Il ricorso al tribunale cinese è stato per Danone deleterio, perchè il giudice ha dato torto 100% alla multinazionale francese, anche se Danone ha denunciato pressione politiche sui giudici e pressione di media stampa che in questi mesi hanno parlato in maniera negativa del gruppo francese e dei suoi prodotti, tanto che sono stati bloccati diversi carichi commerciali per presunte irregolarità. Sta di fatto che ora Danone dovra ricorrere al tribunale Internazionale di Stoccolma.
Intanto si sta cercando una soluzione di compromesso nella vicenda, ma rimane per mio conto allucinante come Shan Qining, portavoce della compagnia, secondo cui “l’addio di Danone al mercato cinese non è così lontano”.

La soluzione di compromesso, da fonti ufficiose vedrebbe Danone passare dal 51% al 40% della Danone Wahaha oppure una quota di acquisizione della nuova Wahaha.

"Paese che vai usanze che trovi"

1 commento:

  1. Credo che il cibo sia una cura miracolosa per ogni male. Per questo, piuttosto che affidarsi a marchi che promettono discutibili benefici, si dovrebbe tornare ad una cucina sana, tipica e tradizionale. A tal proposito segnalo un sito di ricette (non solo) come quelle di nonne, zie e dade. www.blogfood.it E'istruttivo e interessante.

    RispondiElimina

Commenti anonimi e privi d'identità saranno rimossi.
Commenti con pubblicità e link commerciali saranno cancellati.